E’ di qualche giorno fa la notizia che l’acropoli di Atene, a partire dal 4 settembre, sarà a numero chiuso. Il turismo di massa, o overtourism, che in questi ultimi tempi sta colpendo molte località turistiche, è arrivato nel sito Unesco della Grecia. E il governo inizia a prendere le prime misure cautelative: 20 mila ingressi al giorno.
Prima delle elezioni tenutesi in Grecia a giugno, il ministro della Cultura chiedeva di rispondere al sovraffollamento turistico nel sito archeologico per proteggerlo dai danni dei turisti. Ed è in questi giorni c’è stata una conferma: a partire dal 4 settembre partirà la sperimentazione che vedrà l’intera area archeologica a numero chiuso. Questa sperimentazione diventerà, poi, effettiva ad aprile 2024.
L’acropoli di Atene consentirà l’ingresso a sole 20 mila persone al giorno, in fasce orarie a partire dalle 8 del mattino e fino alle 20.
Questo consentirà un afflusso “contenuto”: si potranno evitare code, si potrà evitare la calca che si genera in alcuni momenti della giornata rendendo, così, l’esperienza decisamente migliore. Ma, e questa è la cosa più importante, questo immenso patrimonio artistico sarà preservato dai tanti rifiuti accumulati (soprattutto plastica) e dal poco rispetto per l’intero ambiente circostante poiché ci sarà più controllo.
Proteggere il sito archeologico, che risale a circa 2.500 anni fa, è sempre stata una priorità importante per il ministro della Cultura greco, Lina Mendoni. Ed afferma:
Ovviamente, il turismo è il benvenuto per la Grecia, per tutti noi. Ma dobbiamo capire che un turismo eccessivo non può e non deve danneggiare l’Acropoli. La misura risponderà alla necessità di proteggere il monumento, che per noi è la cosa principale, oltre a migliorare l’esperienza dei visitatori nel sito.
L’Acropoli di Atene, secondo l’autorità statistica greca, lo scorso anno è stata visitata da più di 3 milioni di persone. La metà di queste appartengono al comparto croceristico e a tour di gruppo.
Sicuramente il numero chiuso è una “strada” per poter far fronte al turismo di massa.
Ma quello che ci chiediamo, ora, è: Basterà?